In questa istantanea del 1925 circa, vediamo l’ingresso del Caffè Rosati a Piazza del Popolo. Non è uno dei locali più antichi della città, infatti viene aperto “solo” nel 1922 in sostituzione di una latteria. Sin dall’inizio Rosati ebbe anche un gran successo perchè i due fratelli fondatori erano già proprietari dell’omonimo caffè a Via Veneto. La fama di questo locale raggiunge il suo apice nel secondo dopoguerra fino agli anni ’70; è frequentato da noti artisti, letterati, giornalisti e politici come: Saragat, Monicelli, Flaiano, Pasolini, Morante, De Chirico e moltissimi altri. Tanta era la fama di Rosati che quando chiuse nel 1985 per ristrutturazione, a sottolineare l’avvenuta riapertura ci pensò il poeta Trombadori con i seguenti versi:
S’ariapre Rosati, allegramente!
M’ero messo pavura che chiudeva
domani invece ce sarà più gente
de quanta prima già se lo godeva.
In tempi de talento scarseggiante
un Caffè con la Storia su le mano
è un richiamo
‘no specchio stimolante

- Anno: 1925
- Fotografo: Sconosciuto
- Posizione: Piazza del Popolo
- Fonte: Internet

Usare la maniglia centrale per spostare la tendina e vedere le due immagini sovrapposte. Se non dovesse essere totalmente visibile, è possibile metterla a tutto schermo con il tasto in alto a destra nell’immagine.
Purtroppo solo tristezza, ricordando com’era. Il cameriere che dopo la chiusura metteva le bottiglie in fresco nella fontana dei leoni e continuava a servire i clienti anche di notte.
Il tavolo preferito da mio padre nell’angolo vicino al portone n. 3.
La colonna rivestita in marmo con un bellissimo capitello deco, disegnato da mio zio e realizzato dal geometra
Tonucci (distrutto nel 1985 da un arredatore cretino). La mattina la colazione con i meravigliosi “danesi”. Le pastarelle che mi piacevano da bambino a forma di pulcino (coperte di glassa gialla con un pinolo al posto del becco) o di ranocchia (coperte di glassa verde con pezzetto di candito rosso al posto della lingua). Le patatine fritte che mi regalava il signor Rosati mentre mio padre prendeva l’aperitivo (sempre rigorosamente punt&mes). Il panini con il petto di pollo e l’indalata, quando ero un po’ più grande. Poi, solo la domenica, gli straordinari mitici squisiti “tulipani” (le paste più buone che ho mai mangiato nella nmia vita e in tutti i paesi che ho visitato) che è inutile descrivere perchè mi possono capire solo quei pochi che hanno avuto la fortuna di mangiarne.
Scusate ma si è aperto il pozzo dei ricordi.
Tra i frequentatori di Rosati non si possono dimenticare il pittore Francesco (Ciccio) Trombadori padre di Antonello, il poeta Sandro Penna, il filosofo e grande caricaturista Nicola Ciarletta con i suoi fratelli Mario e Francesco, e tanti altri, a cui aggiungo il mio personale ricordo di Carmelo Bene, solo torvo e certamente già alticcio, appoggiato al banco dei dolci con un bicchiere in mano.
Grazie Bruno di aver condiviso questi ricordi.