Siamo dentro al giardino di Piazza Vittorio Emanuele II, la piazza più grande di Roma, costruita seguendo il Piano Regolatore del 1873. Sullo sfondo la struttura laterizia denominata erroneamente “Trofei di Mario”, ma l’edificio era in realtà una fontana monumentale, costruita da Settimio Severo nel 226 d.C. e che serviva anche per la distribuzione dell’acqua.

Bellissimo il laghetto in primo piano che aveva al centro una copia del “fritto misto” proveniente dalla fontana delle Naiadi di Piazza della Repubblica (allora Piazza Esedra). Il laghetto fu eliminato verso la fine degli anni ’70 per la costruzione della fermata della Metro A.

Incisione del Piranesi

Colle Capitolino

Il monumento si trovava in origine alla confluenza della via Tiburtina o della via Collatina con la via Labicana. Tale posizione ne condizionò la planimetria, di forma trapezoidale. L’edificio è una fontana monumentale (ninfeo) con funzione di mostra terminale (munus) e di castello di distribuzione dell’acqua (castellum aquae). È realizzato nel tratto finale d’una diramazione d’acquedotto che proveniva dalla Porta Tiburtina (Porta San Lorenzo) per dirigersi verso l’Esquilino. Le arcate di questa diramazione, alcune delle quali tuttora visibili tra piazza Pepe e via Turati, si possono identificare solo con l’acquedotto Claudio o con l’Anio Novus per ragioni altimetriche. Dalla fontana provengono le due sculture di trofei che a partire dal Medioevo hanno dato alla struttura il nome tradizionale di “Trofei di Mario”[3], dal 1590 collocate sulla balaustra in cima alla Cordonata che sale al Campidoglio. Le sculture, erroneamente attribuite a Gaio Mario per le vittorie sui Cimbri ed i Teutoni, sono invece databili all’epoca domizianea e furono erette dopo le vittoriose campagne contro Catti e Daci nell’89. (Wiki)